martedì 13 febbraio 2018

"Il mio primo processo" di Piero Calamandrei



Il mondo è piccolo. Non immaginavo però che anche la storia potesse essere tanto piccola.
Ecco com'è andata: il 2 dicembre ho presentato "Prima dell'alba" a Montepulciano, ospite della Biblioteca Archivio Piero Calamandrei. Lì ho potuto conoscere un'erede del giurista e padre costituente, Silvia Calamandrei, che, tra i molti e graditi segni di ospitalità, mi ha anche donato un libercolo del nonno Piero, pubblicato su "Il Ponte" nel 1956 con il titolo originario "Castrensis jurisdictio obtusior" e ristampato nel 2014 con il titolo "Il mio primo processo" per le edizioni Henry Beyle di Milano.
Fino ad oggi non avevo letto il libriccino (35 pagine) perché una sorta di pudore mi impediva di tagliare le pagine intonse. Mi ripromettevo di farlo nel momento in cui mi fossi trovato tra le mani un tagliacarte. Sapevo soltanto, dalle parole di chi me lo ha donato, che il libro narra, in prima persona, l'esperienza di Calamandrei in qualità di avvocato difensore in un processo per diserzione durante la Grande Guerra.
In questi giorni ho avuto modo di sfogliare un'altra opera, di ben altra mole, su Calamandrei soldato nella Prima Guerra. Si tratta di un libro fotografico, intitolato "Contrasti - La Grande Guerra nel racconto fotografico di Piero Calamandrei", curato da Silvia Bertolotti e pubblicato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.
Però non voglio parlarvi adesso di quest'opera: lo farò più avanti, perché merita davvero.
Adesso invece racconto come, sfogliando le pagine e guardando le foto che testimoniano l'avventura del Calamandrei assegnato alla "Territoriale", a un certo momento scopro che, a partire dal marzo del 1916, Calamandrei si trova nella zona del Pasubio, prima a Valli, poi a Pian delle Fugazze, poi sul Pasubio stesso. Che, in seguito all'offensiva austriaca della Vallarsa, il suo reparto viene assegnato alla 44a Divisione del Pasubio, con il compito di trasporto dei feriti e di ampliamento di quella che sarà chiamata "Strada degli eroi", alle dipendenze del Genio.
Ed è proprio in questo contesto che, il 4 luglio 1916, discute la sua prima causa in qualità di avvocato difensore di 9 soldati di fanteria accusati di diserzione.
Calamandrei è partito per la guerra dopo aver vinto il concorso per la cattedra di procedura civile all'Università di Messina. Non aveva alcuna esperienza di diritto penale. Sapendo che avrebbe dovuto difendere dei soldati punibili con la fucilazione, fa le sue rimostranze al colonnello che gli ha dato l'incarico con poche ore di preavviso. La risposta è questa: "E' un ordine che le do: lei, voglia o non voglia, è professore di legge: deve sapere come regolarsi. Si prepari dunque a fare il suo dovere".
Non descrivo le pagine che raccontano l'agitazione del giovane di fronte al compito, la descrizione del tribunale straordinario all'aperto, con gli imputati che sembrano non rendersi conto della situazione, il picchetto di Carabinieri e il cappellano militare già pronti nel caso di sentenza di condanna... Lo stile asciutto, tagliente e ironico di Calamandrei merita lo sforzo della lettura delle 30 pagine!
Qui dirò solo che il giovane avvocato riesce, con l'appoggio del collega accusatore, a dimostrare come non sussistessero più le ragioni di urgenza necessarie per convocare un tribunale straordinario, e a passare gli imputati al tribunale di Corpo d'Armata con sede a Valdagno, dove saranno assolti: i fatti contestati agli 8 fanti, quasi tutti di classe anziana, risalivano infatti a tre settimane prima: erano stati spediti con il loro caporale in prima linea dalle retrovie, in qualità di complementi, di notte e in pieno attacco. Non avevano trovato il proprio settore, avevano atteso l'alba dormendo dietro a un muro, poi si erano presentati, ed erano stati presi in forza. Tant'è che, prima dell'arresto, due di loro, tra cui il caporale, erano morti in combattimento, e altri due erano stati feriti e versavano in condizioni disperate. Ecco perché Calamandrei ne difenderà soltanto 8.
Ma allora come si arriva al processo? Ecco la dimostrazione che la storia, come il mondo, è piccola. E' il Generale della 44a divisione cui Calamandrei e gli altri appartengono ad esigere il processo straordinario, nonostante il tempo trascorso, e a raccomandare al colonnello che avrebbe dovuto tenere il processo: "Si ricordi che almeno uno bisogna fucilarlo per dare un esempio".
Nel libro Calamandrei non fa il nome di questo generale, però lo descrive in poche, efficacissime righe: "Il comandante della Divisione era una specie di "puro folle" della guerra. Aveva una grande barba da apostolo e celesti occhi paterni. Capitava in prima linea all'improvviso, vestito da soldato semplice, armato solo di un nodoso bastone. Ma quando arrivava lui, ufficiali e soldati si disperdevano, cercando di nascondersi rannicchiati nelle buche: passava nelle trincee a fronte alta, sorridente e patriarcale, e ogni tanto, se gli avveniva di scoprire una testa, vi calava sopra una randellata: senza scomporsi, con aria ispirata, come se compisse un rito. Specialmente per gli ufficiali era il terrore: perché aveva la mania di uscire di pieno giorno fuori dei reticolati a gironzolare sotto le trincee austriache: ed esigeva che gli ufficiali lo seguissero conversando del più e del meno...".
Anche senza la conferma che fu proprio lui il generale della 44a divisione durante la Strafexpedition del 1916, si capisce bene che il "puro folle" di cui scrive Calamandrei è proprio Andrea Graziani.
Non finisce qui: quando Graziani viene a sapere che non vi è stata fucilazione, chiama a rapporto il colonnello. Quando sa che "la colpa" è del difensore, ordina che venga messo sotto processo quel subalterno, per insubordinazione. Il colonnello difende il giovane Calamandrei, dicendo che la colpa è sua: ha creduto che un dottore in legge fosse più capace, e invece si è trovato tra i piedi "un tale macaco" un "malato di mente". A quel punto Graziani, che evidentemente vuole farla pagare al giovane dottore in legge, risponde al colonnello: "Allora, se è malato di mente lo porterò con me a fare una giratina fuori dai reticolati, e così rinsavirà".
Per fortuna di Calamandrei poco dopo venne trasferito con il suo reggimento ad altra Divisione, e la sua strada si divide dalla strada di Andrea Graziani.

Chiudo con un consiglio e una considerazione.

Il consiglio è semplice, leggete il libro "Il mio primo processo", la dimostrazione che nel buio della guerra vi furono delle luci, uomini che tentarono con gli strumenti che possedevano di difendere il diritto e la dignità della persona contro la cieca violenza di alcuni.

La considerazione: in questi mesi dall'uscita di "Prima dell'alba" ho incontrato più di una notiza sul Graziani "pre-Caporetto", e appare quanto mai eclatante, anche da questo episodio, come il generale fosse circondato già nel 1916 dalla triste fama del "lucido folle" del violento contro la truppa e contro i suoi stessi ufficiali. Perché dunque gli viene affidato il compito di sovrintendere allo sgombero delle truppe dopo Caporetto?
La risposta logica, a meno che non si voglia credere all'errore materiale, è che i comandi dell'esercito italiano vollero opporre un argine violento al rischio di disfacimento delle armate che stavano guadagnando il Piave.
La risposta logica è che Graziani, il "puro folle", venne considerato lo strumento adeguato per imbrigliare i soldati con strumenti repressivi.
Ammesso e non concesso che Graziani fosse folle, non era folle chi aveva il potere di affidargli o non affidargli un incarico del genere.

lunedì 12 febbraio 2018

Appuntamenti per febbraio e marzo

Ecco l'elenco degli appuntamenti di presentazione previsti per i mesi di febbraio e marzo.
A presto!

Venerdì 16/2 a Pieve di Soligo, ore 20.45 ospite degli studenti del Casagrande, parlerò dei "Sillabari"

Sabato 17/2 a Vimercate (MB), ospite della libreria "Il gabbiano", ore 17.00

Lunedì 19/2 ospite dell'Istituto Fermi di Bassano

Giovedì 22/2 ospite della Tipoteca di Cornuda, cena e presentazione di "Prima dell'alba"

Venerdì 23/2 a Ponte della Priula, Auditorium Comunità Alloggio, ore 20.45

Lunedì 26/2 a Erba, ospite dei licei della città

Mercoledì 28/2 a Caldiero, sala civica, ore 20.45

Venerdì 2/3 ospite del CAI di Bassano, presso l'auditorium dell'Istituto vescovile Graziani

Lunedì 5/3 presso le scuole medie di Istrana

Sabato 10/3 ore 18.00 con il giornalista Francesco Jori presso la sala consiliare di Asolo

Mercoledì 14/3 presso la biblioteca di Portogruaro (VE), ore 18.15

Giovedì 15/3 a Musile di Piave, ore 20.45

Lunedì 19/3 ospite dell'Istituto Barsanti di Treviso

Martedì 20/3 a Valdagno, dagli amici della libreria Liberalibro, ore 20.30

Sabato 24/3 a Padova, ospite della Libreria Zabarella (orario ancora da definire)

Domenica 25/3 a Padova, presso il teatro Verdi, con la rassegna "Libro che spettacolo!"

Lunedì 26/3 presso le scuole medie di San Giorgio delle Pertiche

Mercoledì 28/3 a Padova, ore 17.30 ospite di una rete di associazioni tra cui ANPI e Donne in nero. Il luogo sarà definito a breve.

Secondo appuntamento con i quotidiani veneti

Ecco la foto della pagina culturale apparsa ieri su Mattino, Tribuna, Corriere delle Alpi e Nuova di Venezia e Mestre...
Domenica prossima si parlerà di Monte Grappa.


lunedì 5 febbraio 2018

Primo appuntamento sui quotidiani veneti

Ieri, domenica 4 febbraio, sulle testate "Mattino di Padova", "Nuova di Venezia e Mestre", "Corriere delle Alpi", "Tribuna di Treviso" è uscito il primo di una serie di 5  (o 6?) miei articoli nei quali, partendo dalla memoria e dagli spazi della Grande Guerra, cerco di mettere a fuoco aspetti e problemi del Veneto "pubblico e privato" di oggi o del passato recente.
Appuntamento in edicola domenica 11 febbraio!
Un grazie sincero a chi mi ha offerto questa preziosa opportunità.