lunedì 5 settembre 2022

"Il Moro della cima" vince il Premio Mario Rigoni Stern 2022!

 Care amiche e cari amici,

con grande emozione vi comunico che "Il Moro della cima" venerdì 2 settembre a Riva del Garda si è aggiudicato il premio Mario Rigoni Stern 2022!

Ringrazio di cuore i giurati, per la fiducia accordata al romanzo, gli amici di Einaudi, per questo bel viaggio che continua a donarci soddisfazioni, a tutti coloro che mi accompagnano con affetto e pazienza attraverso la scrittura.

Un grazie particolare alla famiglia Faccin, per aver condiviso con me la bella memoria del Moro Frun, aiutandomi a raccontarne la storia!

Ecco le motivazioni che la giuria ha espresso nell'assegnare il premio:

Con “Il moro della cima” Paolo Malaguti raccoglie storie e voci del passato per restituirle con scrittura attenta e viva attraverso la figura del Moro Frun, personaggio tridimensionale innamorato della montagna, che ci ricorda il Tönle Bintarn di Mario Rigoni Stern, con le sue andate e ritorni, il suo amore per la terra madre e il dolore per ogni confine e inutile conflitto. Quello che si anima sulla pagina è un racconto ricco di rimandi e ricordi che parlano forte e chiaro. Parlano dei cambiamenti della montagna veneta, lavorata, trasformata e a volte sfigurata dalla mano umana; parlano di una guerra di cui leggiamo ancora le tracce nel paesaggio e che ci ricorda l’ingiustizia di tutte le guerre, quelle di ieri e quelle dei nostri giorni. Parlano di una civiltà contadina scomparsa, che affiora tra le righe con parole, oggetti, miserie, modi di dire e di pensare. Questo libro di Paolo Malaguti fa immaginare che sia ancora vivo e forte quel sentimento di chiarezza di idee e di scrittura, di etica civile e cura della memoria, di antiretorica, che percorre le pagine della migliore letteratura veneta: Mario Rigoni Stern, Luigi Meneghello, Andrea Zanzotto, Tina Merlin e tanti altri e altre. Il Moro e il suo autore discendono da lì, da quella passione di “virtute e canoscenza”. L’opposto di quel progresso scorsoio che stringe sempre più le pianure e le montagne del Veneto, che piega le coscienze degli intellettuali cortigiani, che tradisce la memoria di ciò che è stato. Questo libro fa sperare che un mondo più serio e civile sia ancora possibile.




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